LA PREDICA DI PADRE MALIDAS

Tempo di lettura: 2 minuti

E IL CAOS SI FECE CARNE

un racconto di Paolo Rocchigiani


“Ogni giorno strappano terre e vite agli uomini. Chi? Chi, mi dite voi. Sciocchi e ignoranti! Chi, se non gli oscuri eserciti di esseri blasfemi guidati dai loro immondi padroni? La fede li combatte, la rettitudine ci sostiene, ma noi… voi, poveri esseri umani, fragili nella carne e nei propositi, siete terra fertile per il seme del male. Lo scempio morale che regola le vostre vite ha permesso al caos di farsi carne. Poche sono le candele che ardono ancora…”

“Questo è il tempo della fine. Lasciamo dietro di noi i giorni bui della menzogna, ma solo per entrare nelle tenebre del futuro. Oh sì..sì… il grande verme bianco, l’aspide della saggezza farà il suo ingresso attraverso gli specchi e le acque, ammaliando il peccatore con la bellezza immonda delle sue squame. Tu e tu… peccatori!! Servite il caos nel profondo del vostro cuore, negate la luce della verità… e tu… PENTITI… PENTITEVI… o i Mastini delle Furie vi consumeranno con le loro zanne di ferro e il loro fiato di zolfo. La vostra paura guiderà fino a voi le Dame del Destino quando sulla terra regneranno i vermi della Putrefazione. PENTITEVI e pregate… pregate anime dal destino nefasto, sappiate che le vostre suppliche saranno sempre ascoltate… oh sì, certo… ben ascoltate, ma badate a chi o a cosa risponderà al vostro lamento di paura decidendo i vostri passi. Pentitevi, pentitevi, perché il tempo è vicino”.

Padre Malidas indicò lentamente tutti i presenti con il suo indice adunco ed inquisitorio. Il silenzio scese sulla folla che si era radunata spontaneamente per seguirne la predica, poi il sant’uomo discese dal suo piccolo pulpito portatile: a fatica lo richiuse, se lo caricò in spalla e, sgranando i folli occhi, passò in mezzo ai muti e rassegnati popolani. Nessuno ne resse lo sguardo di fervore ultraterreno; tutti abbassarono il capo con fare penitente, mentre si facevano da parte per lasciarlo passare con la sua inconfondibile andatura zoppa.

Paolo Rocchigiani

 

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