AUREA FORTUNA

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AUREA FORTUNA

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Il mio nome è Fiero Liborio e come mi ritrovai ai ceppi della galea Aurea Fortuna di Venezia è racconto troppo lungo e difficile da credere e da affrontare ora e in questa sede. Si sappia solo però, e il Signore me ne è testimone, che le vicende che mi videro coinvolto mio malgrado furono il risultato di in una incredibile e mirabolante miscela di tristi vicende, terribili malintesi e sconcertanti fraintendimenti. Questo potrebbe far pensare che qualsiasi altro avvenimento successivo non possa che destare meno interesse, ma ciò che mi accadde da quel momento in poi fu ancora più straordinario se possibile.

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La solita giornata lavorativa

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LA SOLITA GIORNATA LAVORATIVA

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Come sempre il cielo era di un azzurro perfetto, nessuna nuvola troppo ingombrante in vista e il rassicurante verde luccicante dei giardini della zona residenziale a farla da padrone. Klint uscì di casa chiudendo dietro di sé il pesante portoncino, una solita giornata lavorativa lo attendeva.

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Supplizio di Marcantonio Bragadin

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Assedio di Famagosta (Cipro) 22 agosto 1570 – 4 agosto 1571.
Quasi un anno, tanto ci è voluto all’enorme esercito assediante Turco per avere la meglio sulla roccaforte Veneziana di Famagosta.
200.000 soldati provenienti da tutte le province dell’Impero Ottomano contro 7.000 difensori tra Veneziani, Ciprioti e ogni tipo di soldato di ventura dell’Italica penisola. Alla resa della città si contano 80.000 morti musulmani e 6.000 tra le fila dei difensori cristiani. La rabbia cieca e furente del Serdar turco Lala Mustafa Pasha per il costo sproposito della vittoria, si rovescia infine sul rettore della città di Famagosta, il generale Veneziano Marcantonio Bragadin.
Il Serdar promette dapprima un lasciapassare agli assediati sconfitti, poi disonora il suo Sultano massacrando i comandanti Veneziani nonostante la promessa della salvezza. Terribile è il supplizio riservato al generale Bragadin che, appena si rende conto della menzogna di Lala Mustafa Pasha, lo affronta indomito pronto alla morte:
“Per tutto un anno qui come a Malta, non avete vinto una battaglia. E ve me vendicate ora, che ci avete in mano, e senza rischi?”
Pochi si opposero a molti. Intanto i venti di guerra andavano addensandosi, la Lega Santa prendeva vigore e la battaglia di Lepanto non era lontana.
Supplizio di Marcantonio Bragadin, onore al Generale.

Martirio Bragadin

Paolo Rocchigiani

LA GRANDE SFERA

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LA GRANDE SFERA

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

In un tempo assai lontano, ignorando le leggi della scienza, nacque e si sviluppò una minuscola, pulsante, affascinante e misteriosa particella fatta di una energia assolutamente negativa. Dalle più profonde ed inesplorate pieghe di ciò che è ancora lontano dall’essere scoperto, nel punto più nascosto ed oscuro del cuore di ogni essere umano, l’ignota particella aveva trovato nutrimento. Una razza incredibilmente evoluta e allo stesso tempo arida come mai era accaduto nella storia del mondo fu per lei terreno straordinariamente fertile.

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IL GIOVANE ARTHUR

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IL GIOVANE ARTHUR

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Il giovane Arthur si strinse nel mantello. Faceva freddo, ma nonostante i brividi non poteva fare a meno di sorridere. Non vedeva l’ora di raggiungere il suo maestro: questa volta padre Malidas sarebbe stato finalmente soddisfatto di lui. Aprì il vecchio portone di legno marcio e si diresse pieno di eccitazione verso il padre seduto al solito in un angolo della modestissima abitazione.

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PASSEGGIANDO

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PASSEGGIANDO

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Pare che l’assassino insensato fosse riuscito a fuggire. Certo che il giornalista che gli aveva affibbiato quel soprannome doveva essere proprio a corto di idee quando gli capitò di descriverlo nel primo articolo; anche se, effettivamente, uno squilibrato che accoltella perfetti sconosciuti in strada dopo averli seguiti, insensato deve esserlo davvero. Dopo l’ennesima brutta notizia, avendo fatto il pieno di ansia, spensi la tele. Un passaggio veloce davanti lo specchio di fronte l’entrata e uscii dall’appartamento. Avevo voglia di fare due passi, così, giusto  per combattere la sedentarietà.

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