I MENDICANTI -1-

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I MENDICANTI -1-

un racconto di Paolo Rocchigiani

 

Per pudore nei confronti degli incredibili fatti che andrò a raccontare non citerò il nome della cittadina che ne fu teatro suo malgrado. Si sappia però che quest’ultima, in mezzo a un nugolo di principati, di signorie, comuni e fiere città stato, aveva trovato la forza di farsi repubblica: unica isola del governo del popolo in un mare sconfinato di potere sancito dal diritto di nascita.

Con le altre “sorelle” della soleggiata penisola condivideva comunque l’arte, l’ingegno, la tecnica e i talenti di un popolo baciato dalle sconfinate virtù e maledetto dalle più cupe e nefande disgrazie. Questi “tesori” erano spesso  veicolati dall’incedere inesorabile delle famigerate compagnie di famosi comandanti di ventura tra i quali ahimè, tale Fra’ Canaglia, non era certo tra quelli ricordati per paura dai nemici e per virtù dagli alleati.

Avrete certo da obiettare che con quel nome le aspettative suscitate dall’improvvisato capitano non potevano certo essere delle più promettenti, figurarsi le conseguenze del suo operato certamente ancora più funeste, come tristemente aveva scoperto “Nijuno” che, fiducioso, un tempo lo aveva chiamato Capitano.

Il soldato di ventura se ne stava sdraiato a smaltire i postumi dell’ennesima sbornia incapace anche solo di pensare a mettersi in piedi. Dopo che Fra’ Canaglia era scomparso con le paghe accumulate in tre anni di contratti, c’era almeno da riconoscergli una certa coerenza, la compagnia si era sciolta non senza vendette e rese dei conti e lui era precipitato in uno stato di abbandono totale, finché non era stato accolto in una comune di disperati che avevano trovato rifugio nel retro della bottega di Mastro Valuzzo il calzolaio. Così Nijuno era finito a vivere di espedienti aiutandosi vicendevolmente con gli altri disgraziati che condividevano il suo cammino.

La testa gli faceva male, la bocca impastata e il sapore ancora di vomito lo tormentava. Come provenienti da un lontano mondo dimenticato fatto di sogni e ricordi passati, dei forti rumori si facevano sempre più vivi ed incalzanti: qualcuno bussava insistentemente alla porta torturandolo ulteriormente.

Paolo Rocchigiani

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